Barricate

Barricate del rione Naviglio

Una manciata di borghi racchiusi dietro le barricate erette all’arrivo delle prime squadre di fascisti: Borgo del Naviglio, borgo Gazzola, l’ultimo tratto di via XX settembre (detto anche borgo del Vescovo piccolo), ribattezzata “rione Naviglio”, in realtà si trattava di una porzione  del rione Trinità, la più esposta alle aggressioni delle camicie nere e anche il rione più “ribelle“. Poco distante dal Duomo, situato all’estremo nord del nucleo urbano antico, il “rione Naviglio” era senza dubbio tra le zone più povere della città e tra le più irrequiete.

Borgo Gazzola, sullo sfondo borgo Naviglio. Primi anni Venti. (Archivio storico comunale di Parma, fondo Zerbini).

Proprio qui si svolse quella che potrebbe essere considerata la prima vera battaglia in città tra fascisti e “sovversivi”. La sera del 19 aprile 1921, un gruppo di fascisti si mise all’inseguimento di alcuni socialisti che cantavano “bandiera rossa”. Giunti all’altezza di borgo del Naviglio, vennero accolti da spari, colpi partiti dalle case. Ne nacque una battaglia che durò quasi quattro ore, durante la quale trovò la morte un abitante del rione: Italo Strina, calzolaio di 39 anni, veterano di guerra.

Dalla cronaca di don Giuseppe Orsi, parroco della chiesa della Santissima della Trinità (in borgo Trinità).

Il triste retaggio della guerra quantunque vittoriosa è stato una grande miseria ed una oscena competizione di partiti; con questa terribile aggravante che la consuetudine al delitto, la famigliarità col sangue e la dimenticanza di ogni legge di mitezza e di umanità, ci ha restituito pessimo quel mondo già cattivo che si è gettato nell’orribile crogiuolo. Così la sera del 22 aprile 1921 [in realtà 19 aprile] abbiamo un episodio, di cui teatro è proprio la nostra parrocchie e che purtroppo non sarà che il preludio della guerra civile.
Da tre o quattro mesi comunisti e fascisti si insultano e venivano a vie di fatto con qualche scambio di colpo di arma da fuoco. Non si sa come proprio questa sera del [19] aprile mentre passava in borgo delle Colonne un gruppo di fascisti cantando si è udito un colpo di rivoltella: è stato un incendio. In un baleno la battaglia si è portata in borgo Naviglio; numerosissimi fascisti e forza pubblica sono accorsi e si è accesa la lotta, accanitissima con un fuoco fantastico intorno al quartiere Naviglio, Borgo del Vescovo [via XX settembre], Borgo Strinato [via Felice Cavallotti], Via Trinità ed è durato fino alle 2 del [20] fintanto che non vennero le autoblindate a circolare per l’improvvisato campo di battaglia.
Avemmo 5 ore di combattimento e per fortuna un solo morto [Italo Strina], ma la popolazione è rimasta terrorizzata. Ma non era che la prima prova.
(citato in M. Minardi, Le “trincee del popolo”. Borgo del Naviglio, rione Trinità, Parma 1922, Ediesse, Roma, 2012).

Nei mesi successivi il rione fu protagonista di numerosi altri scontri; qui nacque nell’estate del 1921 il primo nucleo degli Arditi del popolo di Parma, quando un centinaio di loro inquadrati militarmente sfilarono con alla testa il loro comandante Guido Picelli, da borgo del Naviglio fino alla Camera confederale del Lavoro, situata in via Imbriani. L’Osteria di Spartaco Speculati, in borgo del Naviglio 23, divenne da quel momento ritrovo abituale degli Arditi, i quali, pare, posero inizialmente la propria sede in borgo Trinità.

Il 2 agosto 1922, con il successo registrato dallo sciopero legalitario e con i primi tentativi fascisti di penetrare in borgo del Naviglio, arditi e abitanti rimasti a presidiare i loro borghi, prepararono le difese, ergendo barricate e predisponendo turni di guardia e vedette sui tetti. Picelli assegnò il comando militare del rione ad Antonio Cieri, 24 anni, disegnatore tecnico delle ferrovie e anarchico, mentre Primo Parisini “Parisé”, 22 anni, fuochista e socialista, assumeva l’incarico di vice-comandante.

Otello Neva, giovane ardito del popolo e abitante del rione, ricorderà:

Il comandante del rione (Antonio Cieri) aveva dato ordine alla gente di sfollare il rione, perché la lotta sarebbe divenuta terribile. E si è assistito proprio, non a un fuggi fuggi, ma alla gente coi fagotti con le poche masserizie, col mangiare; una parte andarsene e rimanere altro che quelli che erano disposti a combattere e al sacrificio. E lì, per 5 giorni c’è stata una lotta terribile.
(Archivio Isrec Parma, Fondo testimonianze, Testimonianza di Otello Neva).

Giorni terribili per chi era rimasto nel Naviglio, qui si combatterono gli scontri più duri. Il rischio di trovarsi circondati e isolati era altissimo. Diventava quindi essenziale garantire i collegamenti con le altre squadre degli Arditi del popolo e con il Comando in Oltretorrente.

Racconterà Picelli:

Al terzo giorno, la situazione del Naviglio si aggravò nuovamente. I fascisti bloccarono i passaggi obbligatori che conducevano all’Oltretorrente. Il collegamento venne perduto. I colombi viaggiatori impiegati anch’essi come mezzo di comunicazione, furono lanciati tutti. Finalmente, una donna, un’operaia [Maria Viola], con molte difficoltà riuscì a portarsi nella sede del Comando degli Arditi del popolo in Parma vecchia e a consegnare un biglietto che teneva nascosto fra i capelli, così concepito: “Altri due morti: Nino Gazzola e Avanzini Ugo [in realtà Gino Gazzola e Carlo Mora]. Il portaordini ferito. Munizioni quasi esaurite; mancavano i viveri. Si chiede l’invio immediato di pallottole da fucile e da rivoltella, diversamente saremo costretti a ripiegare, nella notte, sull’Oltretorrente. Si attendono disposizione. Il comandante del settore“.
La donna ritornò con quanti caricatori poté portare celati nelle vesti e recò la risposta seguente: “L’ordine è: resistere e morire sul posto. Voi ne siete capaci. Troveremo il modo di farvi pervenire munizioni e viveri al più presto possibile. Il Comando della difesa operaia“.
(Guido Picelli, La rivolta di Parma, in “Lo Stato Operaio”, ottobre 1934).

Esposto su tutti i lati agli attacchi del nemico, il “Naviglio” era meno difendibile rispetto all’Oltretorrente. I tentativi di incursione da parte fascista erano costanti e le fucilate giungevano da ogni dove. Due barricate chiudevano l’accesso a borgo del Naviglio (da viale Mentana e da borgo degli Studi). In via XX settembre, all’altezza del numero civico 48, in prossimità di borgo Trinità, il “trincerone” bloccava l’accesso da strada Garibaldi. Altre barricate vennero erette in borgo Gazzola e borgo Trinità, nei pressi di viale Mentana, utilizzando ciò che gli abitanti avevano a portata di mano: pezzi di granito divelti dalla strada e attrezzature prese da un cantiere vicino.

Un documento redatto il 3 agosto 1922 dall’Ufficio tecnico del Comune di Parma, fece il punto della situazione:

Agli estremi di B. Naviglio esistono due barricate: quella a sud è formata in gran parte da cunicoli di grandi della Ditta Bregani della fognatura; nell’estremo Est di via XX settembre presso Borgo Trinità una barricata-trincea con scavo profondo 1 metro circa, all’estremità Nord di B. Trinità barricata con granito della traversa ed alla testata Ovest di Borgo Gazzola altra barricata. Nel Piazzale tra B. Gazzola e Viale Mentana, dove esistono i colonnotti, vi è una barricata con pietre da marciapiedi.
(Archivio storico comunale di Parma, cat. Strade, b. 2103, Rapporto dell’ingegnere capo al Sindaco di Parma, 3 agosto 1922).

Il “trincerone” di via XX settembre.

Viale Mentana si configurava come il primo fronte di battaglia, il più esposto agli attacchi delle squadre fasciste accampate presso la stazione ferroviaria. Un secondo fronte era quello difeso dal “trincerone”, che dovette sopportare numerosi assalti e dal quali gli arditi appostati “in trincea” sparavano sui fascisti che transitavano in strada Garibaldi. Il “trincerone”, a ben vedere, spezzava via XX settembre in due, separando la parte popolare (al di qua del fronte) da quella borghese.

Così ricorda Otello Neva, giovane ardito del popolo del rione Naviglio:

via XX settembre, una parte che era popolarissima, cioè di lavoratori; la parte verso via Garibaldi vi erano i signorotti, vi erano i figli di papà e vi era gente che magari si andava a scuola insieme ma loro avevano la marmellata e il burro sul pane al mattino e noi no.
(Archivio Isrec Parma, Fondo Testimonianze, Testimonianza di Otello Neva).

Il terzo fronte era quello che si affacciava su borgo degli Studi, dove erano appostati numerosi tiratori fascisti che sparavano dalle finestre sul borgo. Ma i colpi giungevano anche da più lontano: dalla torre civica di San Paolo di via del Parmigianino, ad esempio.

Il tributo di sangue versato dai difensori del “Naviglio” fu il più rilevante dell’intero assedio. Tre i caduti: Giuseppe Mussini, calzolaio di 25 anni e ardito del popolo; Carlo Mora, detto Carluccio, meccanico di 23 anni e ardito del popolo; Gino Gazzola, falegname di 14 anni.

Questo il tributo del Direttorio degli Arditi del popolo ai compagni dei rioni Naviglio e Saffi:

Ai valorosi arditi del popolo dei gruppi Naviglio e Saffi. Avete vinta la più terribile delle battaglie. Già temprati nella lotta e già provati al fuoco avete compiuto lo sforzo gigantesco con tutto il coraggio e con tutta la fede, circondandovi di gloria.
I vostri fratelli dell’Oltretorrente salutano in voi gli eroi del proletariato parmense. I compagni morti col sorriso negli occhi ed al canto dei nostri inni, passano alla storia segnando la pagina più bella!
I barbari davanti a voi hanno tremato e battuto vigliaccamente in ritirata. La grandezza, il coraggio e la fierezza vostra li ha offuscati, annientati. Ai fascisti, moderni Unni, assetati d’odio e di vendetta contro i proletari e contro coloro che professano idee di libertà, che distruggono case e massacrano vecchi, donne e bambini, avete insegnato come si muore e si vince. Il Naviglio trasformato in fortezza inespugnabile dai valorosi figli del Popolo, è ormai sacro perché bagnato di sangue generoso e tutta Italia proletaria vi guarda con l’animo pieno di ammirazione e di speranza. Ai martiri, agli eroi delle sei giornate, il nostro saluto.
(Le pagine più grandiose della storia del proletariato d’Italia, in “L’Ardito del popolo”, 1 ottobre 1922).

Targa posta all’ingresso di Borgo Naviglio.

Fonti:

  • AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, Step, Parma, 1983.
  • W. Gambetta, M. Giuffredi (a cura di), Memorie d’agosto. Letture e immagini delle barricate antifasciste del 1922, Edizioni il Punto Rosso, Milano, 2008.
  • G. Picelli, La Rivolta di Parma, in “Lo Stato Operaio”, ottobre 1934.
  • M. Minardi, Le “trincee del popolo”. Borgo del Naviglio, rione Trinità, Parma 1922, Ediesse, Roma, 2012.
  • R. Montali (a cura di), Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), Silva editore, Parma

 

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