Dinanzi al dilagare della violenza squadristica, le centrali sindacali reagirono, seppur tardivamente, creando un fronte unico sindacale. A Parma, le divisioni sindacali erano particolarmente accese: in città operavano infatti tre Camere del Lavoro (Cdl) afferenti all’alveo della sinistra, in conflitto tra di loro: gli anarchici della Usp, la Camera confederale del Lavoro e i sindacalisti rivoluzionari di borgo delle Grazie. A queste si aggiungeva un quarto organismo che faceva capo al Partito popolare.
Un primo concreto tentativo di costruire un unico organismo che riunisse il proletariato parmense avvenne nell’aprile del 1921, nel cosiddetto convegno di Ponte Taro. A questo si giungeva dopo alcuni fatti tragici, ovvero l’uccisione, da parte fascista, di due lavoratori parmigiani: Italio Strina (iscritto al Cgl) e Amleto Rossi (aderente al sindacato “corridoniano”). Nonostante i buoni propositi, il tentativo falliva.
L’unità sindacale fu finalmente raggiunta nella primavera del 1922, sulla scia dell’esperienza nazionale dell’Alleanza del Lavoro (a cui aderivano movimenti e organismi politici della sinistra). Domenica 26 marzo 1922, nel piazzale antistante la scuola “Pietro Cocconi”, nel cuore dell’Oltretorrente, si tenne l’assemblea fondativa della sezione parmense dell’Alleanza del Lavoro, sottoscritta dalla Camera confederale del Lavoro, dalla Unione sindacale parmense, dalla Camera del Lavoro sindacalista e dal Sindacato dei ferrovieri italiani.
La violenza fascista era ormai inarrestabile, il 31 luglio l’Alleanza del Lavoro proclamava in tutta Italia per il giorno successivo lo “sciopero legalitario” contro le violenze dello squadrismo fascista. Quella sera stessa, i responsabili delle centrali sindacali si riunirono in via Imbriani 52, presso la sede della Camera confederale del Lavoro, da dove partì l’appello ad aderire allo sciopero:
L’Alleanza del Lavoro chiama il proletariato italiano sul terreno della lotta per riscattare le libertà civile e difendere il diritto alla vita gravemente offesi dalla coalizione delle forze reazionarie assoldate dalla borghesia e favorite dai governanti.
Quest’ultima settimana di sangue, che ha gettato nella costernazione e nel lutto decine di famiglie in ogni parte di Italia, ha segnato il colmo delle atroci offese inflitte alla classe lavoratrice.
Operai di tutti i mestieri!
L’Alleanza del Lavoro ha raccolto l’invocazione dei morenti e si è resa interprete dello strazio da cui sono pervase le famiglie dei caduti. Perciò vi invita a prendere con audacia il vostro posto nella battaglia necessaria.
Perché cessino le inaudite violenze che hanno bagnato di sangue proletario la terra d’Italia, perché si instauri un regime di libertà e di giustizia sappiate compiere il vostro dovere.
Disertate il Lavoro! Viva lo Sciopero Generale!
(La proclamazione dello sciopero, in “L’Internazionale”, 8 agosto 1922).
A Parma lo scioperò si rivelò subito un successo, così la cronaca del “L’Internazionale”:
L’ordine di sciopero generale giunse inatteso e fu accolto con grande entusiasmo. Già prima che fosse diffuso il manifesto molti lavoratori si astennero dal lavoro. Gli scioperanti, migliaia di lavoratori in gran parte muratori e braccianti, muniti di bicicletta, restarono in Piazza Garibaldi, fin dalla prima mattina, in attesa di notizie. Quando giunsero gli incaricati della Camera del Lavoro (sindacalista), coi voluminosi pacchi dei manifestini dello sciopero, gli scioperanti si sparpagliarono in tutte le direzioni per diffondere l’ordine in ogni parte della città e della provincia. Contemporaneamente le vetture tramviarie si dirigevano verso la rimessa. La piazza rimase deserta, mentre i negozianti e gli esercenti si affannavano a disporre le saracineschi in modo da poter essere sollecitamente abbassate.
(La proclamazione dello sciopero, in “L’Internazionale”, 8 agosto 1922).
Allo sciopero aderirono moltissime categorie, nonostante la mancata adesione dell’Unione del lavoro, il sindacato cattolico, contrario allo sciopero. Dal resto d’Italia invece giungevano notizie sconfortanti, quasi ovunque infatti lo sciopero stava fallendo. A contribuire al suo fallimento, le squadre fasciste intervenirono ovunque per reprimere la partecipazione. Una nota della direzione del Partito fascista nazionale avvertiva, il 1 agosto:
Diamo 48 ore di tempo allo Stato perché dia prova della sua autorità in confronto di tutti i suoi dipendenti e di coloro che attentano all’esistenza della Nazione. Trascorso questo termine il Fascismo rivendicherà piena libertà di azione e si sostituirà allo Stato che avrà ancora una volta dimostrato la sua impotenza.
Il 3 agosto l’Alleanza nazionale fu costretta a revocare lo sciopero.
Non a Parma, dove nel frattempo la mobilitazione si era trasformata in assedio. Migliaia di squadristi erano calati sulla città e gli scioperanti avevano innalzato barricate in difesa dei rioni popolari.
La battaglia era in atto.
Bibliografia:
- AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, Step, Parma, 1983
- G. Bottioni, La nascita del P.C.I. a Parma: 1921-1926, Biblioteca Umberto Balestrazzi, Parma, 1981.
- M. Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Mondadori, Milano, 2003.
- M. Minardi, Le “trincee del popolo”. Borgo del Naviglio, rione Trinità, Parma 1922, Ediesse, Roma, 2012.
- R. Montali (a cura di), Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), Silva editore, Parma