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Gino Gazzola, ucciso dai fascisti

I continui spari sulle vie che si snodavano attorno a borgo del Naviglio inflissero perdite ai difensori dei borghi, tre per la precisione: Giuseppe Mussini, Carluccio Mora e Gino Gazzola.

Gino, che aveva 14 anni, aveva iniziato a lavorare presto e già da diversi anni svolgeva l’attività di falegname. Venne raggiunto da una pallottola al torace che lo uccise all’istante, mentre svolgeva compiti di vedetta sui tetti. Così lo descrive Mario De Micheli nel suo Barricate a Parma:

Alto, magro, biondo di capelli, con gli occhi chiari: un ragazzo generoso e intelligente, che amava leggere libri e giornali benché avesse fatto appena tre anni di elementari. […] Gino non aveva conosciuto una vera infanzia. Il padre era un galantuomo, ma spesso si lasciava prendere dal vino e allora toccava a Gino, primo di quattro fratelli, tenergli testa. Questa situazione aveva così cominciato assai presto a far sentire sulle sue magre spalle il peso di una responsabilità familiare.
D’estate il padre faceva il gelataio: possedeva tre carretti che i figli, meno l’ultimo ch’era troppo piccolo, spingevano un po’ dovunque per i borghi di Parma. D’inverno invece, chiuso il “commercio” dei gelati, il padre si trasformava in venditore di pere cotte e in questa stagione era lui che girava per la città con la piccola caldaia di rame sostenuta sul davanti dalla cinghia passata intorno al collo.
(Mario De Micheli, Barricate a Parma, Libreria Feltrinelli di Parma, Parma, 1972, pp. 123-124).

Il colpo era partito da un tiratore fascista appostato sul campanile dell’ex monastero di San Paolo (via Melloni). Quella sera, Guido Picelli raggiunse borgo del Naviglio e nella piazzetta Vérta, salito sopra un tavolo dell’osteria, commemorò il giovane antifascista, battezzandolo il “Gavroche di Parma“.

Gino Gazzola, 14 anni.

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