Nel pomeriggio del 3 agosto durante gli scontri a ridosso di borgo Naviglio, sottoposto a continui attacchi che giungevano da più direzioni ad opera di cecchini fascisti appostati negli edifici circostanti, cadde colpito a morte l’ardito del popolo Giuseppe Mussini, 25 anni, di mestiere calzolaio, inquadrato nella squadra posta a difesa del borgo, comandata da Antonio Cieri, Venne colpito mentre si trovava su borgo degli Studi e borgo Parmigianino, a poca distanza dalla propria abitazione. Morì il giorno seguente. Si trattava del primo caduto della rivolta.
Non citiamo gli episodi tristi e sanguinosi che stroncarono barbaramente senza motivo alcuno tante vite umane, né citiamo gli atti di vero e autentico eroismo cui sono legati alcuni dei nomi dei nostri compagni caduti.
Tutti sono eroi!
Chi è caduto nell’agguato tesogli dall’assassino feroce nascosto dietro la siepe; chi è caduto nell’intimità della famiglia mentre accarezzava i propri bimbi; chi è caduto di ritorno dal lavoro in una giornata infuocata, affranto dalla fatica; chi è caduto volontario della trincea di classe, sulla barricata o nella trincea con il fucile fra le mani, intento alla difesa […]; il giovinetto quattordicenne vedetta sui tetti delle case appiattato ad osservare le mosse del nemico in armi…
Tutti sono eroi!
(Il tributo di sangue del popolo parmense, in “L’Ardito del popolo”, 1 ottobre 1922).
Lapide posta in borgo Naviglio, che ricorda i caduti in nome dell’antifascismo.