Il cessate in fuoco era fissato per le ore 14.00. Poco prima dell’entrata in vigore, un cecchino fascista appostato probabilmente alle finestre di uno dei palazzi che davano su borgo degli Studi, colpì mortalmente Carlo Mora (detto Carluccio). Meccanico di 23 anni e ardito del popolo, Carlo cadde mentre difendeva la barricata eretta all’imbocco di borgo del Naviglio.
Attilio Pollastri, al tempo giovane antifascista del Naviglio, rievocò, anni più tardi, quei momento:
E’ stato ammazzato sul largo di borgo del Naviglio e le carceri, borgo degli Studi. Non si sa se sono stati né questi, né quelli, ma erano fascisti in casa, non erano andati in mezzo ai fascisti che volevano venire dentro, nel borgo, in casa loro e aspettavano che passasse qualcuno da… e allora Carluccio, poverino, mi ricordo che aveva le giberne e un 91 che lo aveva appena preso a un soldato, e lui contento di avere questo fucile, ragazzi quando è stato in borgo del Naviglio che sparava a delle finestre, si vede che si è voltato, ha preso una fucilata nella testa e l’hanno fatto secco.
(Archivio Isrec Parma, Fondo Testimonianze, Testimonianza di Attilio Pollastri).
Ne “L’Ardito del popolo”, periodico a cura del Direttorio degli Arditi del popolo di Parma, apparve questa commemorazione per i caduti delle giornate di agosto 1922:
Ricordiamo i caduti!
Nel rito del ricordo, giuriamo di proseguire l’opera dei compagni di fatica e di idee che hanno fatto sacrificio della loro vita.
Operai e contadini! Darete ancora i vostri petti al sicuro e tranquillo bersaglio della “giovinezza” fascista?
No!
Che la maledizione di tante famiglie orbate dei loro cari, che il sentimento offeso della classe operaia violentata nel proprio intimo, che, infine la scara giustizia del popolo raggiunga gli assassini, dopo che, NEPPUR UNO SOLO è stato condannato dalla cosidetta giustizia legale!
(Il tributo di sangue del proletariato parmense, in “L’Ardito del popolo”, 1 ottobre 1922).
Carlo Mora, 24 anni