Antonio Cieri (Vasto 1898 – Huesca, Spagna 1937)
Nato a Vasto il 10 novembre 1898, disegnatore tecnico presso le ferrovie, partecipò alla Prima guerra mondiale come sergente degli Arditi. Anarchico, iscritto al Sindacato ferrovieri italiani, dal 1920 fu in servizio presso la sede ferroviaria di Ancona. Qui si segnalò per essere uno dei principali agitatori durante l’insurrezione contro l’invio delle truppe italiane in Albania, protesta messa in atto tra il 26 e il 30 giugno del 1920. Nel luglio del 1921 fu tra i fondatori della sezione degli Arditi del popolo di Ancona.
Proprio a causa della sua attività politica, nel dicembre del 1921 Cieri fu trasferito a Parma, accompagnato dalla segnalazione della Questura di Ancona per essere stato “a capo dei gravi tumulti anarchici”. Qui allacciò subito i rapporti con gli anarchici locali e con Guido Picelli, comandante degli Arditi del popolo di Parma.
A Parma “Geri” – come è ricordato nella memoria popolare – prese residenza in borgo del Correggio 58, presso la pensione gestita dalla famiglia Beatrizzotti. Durante le barricate dell’agosto 1922, Cieri fu posto da Picelli al comando di uno dei quattro settori in cui fu divisa l’area della rivolta: il rione Naviglio, dove in quei giorni si consumarono gli scontri più duri.
Il “trincerone” di via XX settembre, rione Naviglio, agosto 1922.
Vice-comandante del settore, fu Primo Parisini “Parisèn”, anche lui ferroviere (fuochista), bolognese di 22 anni. “Geri” e “Parisèn” per quasi cinquant’anni rimasero nomi senza volti, fin quando grazie alle ricerche di Paolo Tomasi – rese pubbliche in una serie di articoli sulla “Gazzetta di Parma” – fu ricostruita la loro identità.
Dopo aver condotto abilmente i combattimenti del rione Naviglio, Cieri continuò a vivere a Parma. Licenziato dalle ferrovie il 25 settembre 1923, restò in città fino al 1925, quando decise di espatriare con la figlia e la moglie in Francia, a causa delle pressanti persecuzioni politiche. In Francia proseguì la sua attività politica in condizioni di semi-clandestinità, subendo diversi provvedimenti di arresto e di espulsione. Nell’estate del 1936, scoppiata la guerra civile spagnola, partì volontario per combattere i franchisti. Il 7 aprile 1937, durante la battaglia del Carrascal di Huesca, morì in circostanze mai chiarite, pochi mesi dopo la morte di Picelli, anch’egli caduto nel corso della guerra civile spagnola.
Lapide posta in borgo del Naviglio, in ricordo di Antonio Cieri.
Bibliografia:
- AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, Step, Parma, 1983
- Storia e documenti. Semestrale dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma, 7, 2002
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- M. Minardi, Le “trincee del popolo”. Borgo del Naviglio, rione Trinità, Parma 1922, Ediesse, Roma, 2012.
- R. Montali (a cura di), Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), Silva editore, Parma
- G. Furlotti, Parma libertaria, Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2001.
- F. Palombo, Antonio Cieri, voce del Dizionario biografico online degli anarchici italiani, Biblioteca Franco Serantini.
- M. Severo, Vincenti per tutta la vita. Antifascisti parmensi nella guerra di Spagna, Biblioteca Franco Serantini, Pisa, 2017.
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- P. Tomasi, Il senso di una vita: Antonio Cieri, in AA.VV., Pro Memoria. La città, le barricate, il monumento, Comune di Parma, Parma, 1997, pp. 55-60.