Luogo: via Imbriani 52
La Camera del Lavoro (Cgl) era stata fondata il 28 maggio 1893, nei locali de Palazzo del Governatore. Fu sciolta qualche anno dopo – nel 1897 – per ordine dell’amministrazione militare del generale Leone Pelloux, accusata di eccitare l’odio di classe.
Ricostituita nel 1900 su iniziativa dei socialisti parmensi, rimase sotto il controllo della corrente riformista fino a quando, nel 1907, assunse l’incarico di segretario Alceste De Ambris che diede all’organizzazione un indirizzo sindacalista rivoluzionario (o movimento dell’azione diretta) e trasformando Parma in capitale del sindacalismo rivoluzionario.
La perdita della Camera del Lavoro spostò il centro dell’azione riformista a Fontanelle (Roccabianca), dove sotto la guida di Giovanni Faraboli, si era sviluppato un importante sistema di cooperazione integrale che faceva riferimento al deputato socialista Agostino Berenini e che finì per coinvolgere nell’attività agricola, operaia e di consumo migliaia di lavoratori della terra. Dichiaratisi poco dopo autonomi dalla Camera del Lavoro di Parma, i sindacati confederali trasferirono la propria Camera del Lavoro a Borgo San Donnino (oggi Fidenza).
Scuola pratica di cooperazione. Visita alle cooperative di Soragna, 7 giugno 1920.
Nel 1917 i riformisti decisero di ricostituire un organismo camerale a Parma. La nuova sede venne fissata in via Imbriani 52 e, dopo la fine della guerra, ebbe una rapida espansione.
Nel frattempo però la corrente radicale dei massimalisti divenne maggioritaria all’interno dell’organizzazione accentuando lo scontro con la classe padronale. Il prevalere dei massimalisti aggravò anche il dissenso interno con l’anima più riformista rappresentata dal segretario Alberto Simonini.
Altri dirigenti di spicco della centrale camerale furono Antonio Valeri, Primo Taddei, Ettore Fregni, Nico Gasperini, Ferdinando Santi, tutti impegnati a mantenere unita la Cgl e al tempo stesso ad alzare il livello della mobilitazione sindacale rispetto ai patti agrari e ai contratti di categoria.
L’adesione all’Alleanza del Lavoro, nel marzo 1922, favorì l’intesa tra le correnti sindacali e promosse l’unità d’azione nei giorni della barricate d’agosto. Nel marzo 1923 la Camera confederale del lavoro di Parma (come le altre ancora in funzione) venne sciolta per ordine del prefetto Samuele Pugliese.
Fonti:
- AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, Step, Parma, 1983.
- M. Becchetti, L’utopia della concretezza. Vita di Giovanni Faraboli socialista e cooperatore, Clueb, Bologna, 2012.
- F. Bottioni, I socialisti parmensi dalla scissione di Livorno alla scissione di Roma, in “Comunisti a Parma. Atti del convegno tenutosi a Parma il 7 novembre 1981”, a cura di F. Sicuri, Parma, STEP, 1986, pp. 273-296.
- L. Brunazzi, Parma nel dopoguerra 1919-1920, Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma, Parma, 1981.
- Cooperativa di ricerca storica “Pequod” (a cura di), Cent’anni di solidarietà. Storia della cooperazione parmense, Federazione provinciale cooperative e mutue di Parma, Parma, 1986.
- U. Sereni, Il movimento cooperativo a Parma. Tra riformismo e sindacalismo, De Donato editore, Bari, 1977.
- F. Sicuri, Il rosso e il nero. La politica a Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1925), in “Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), a cura di Roberto Montali, Silva editore, Parma, 2008, pp. 9-72.