Michele Terzaghi, Livorno 1883-Milano 1965
Toscano, di professione avvocato, massone, nelle elezioni politiche del 1921 fu eletto al Parlamento con il Partito fascista, nel collegio di emiliano. In virtù della sua elezione, Terzaghi provò a ritagliarsi il ruolo di “deputato di Parma“, con l’obbiettivo di esercitare la propria influenza su una provincia che, a differenze di quelle limitrofe, mancava di un ras provinciale.
Il 2 agosto 1922, dopo che l’Alleanza del Lavoro proclamò lo sciopero generale, Terzaghi da Roma tornò a Parma per coordinare l’azione fascista, assieme al segretario provinciale del fascio parmense, Giovanni Botti, ottenendo però scarsi risultati. Il precipitare della situazione in città e la risposta organizzata degli scioperanti che nel frattempo avevano innalzato le barricate nei rioni popolari, spinse il Direttorio del partito fascista a chiedere a Italo Balbo di recarsi a Parma e prendere il comando delle operazioni.
Dopo le giornate d’agosto, Terzaghi continuò a ricoprire un ruolo importante a Parma: fu tra i firmatari del patto di pacificazione siglato in Prefettura il 18 agosto. Poche settimane dopo, il patto veniva però sconfessato dal partito, su pressione della corrente intransigente fascista.
Proprio in quelle settimane, di Terzaghi, il periodico socialista “L’Idea” scrisse un gustoso ritratto satirico:
Non è, per vero, una figura sconosciuta. Da quando il vento fortunoso delle ultime elezioni politiche ce lo scaraventò addosso, illustre ignoto, straccarico dei voti fascisti, il deputato Avv. Michele Terzaghi sollevò la sua figura mefistofelicamente magra innanzi ai nostri, e si piantò in terra straordinariamente ospitale – per gridarci con imperio il suo: “Son io! Giù il cappello!”. E incominciammo a conoscere l’ospite fiorentino in quella sua usale posizione di comando, deputato di ventura, sbocciatura impensata, perché mai, lo giuriamo, l’ineffabile Michelino sognò di divenire un giorno deputato di Parma.
(Terzaghi, in “L’Idea”, 1 settembre 1922.