Durante i giorni della rivolta, mentre migliaia di fascisti occupavano la città e cingevano d’assedio i rioni popolari, l’esercito si limitò ad occupare i ponti a a bloccare di fatto l’accesso all’Oltretorrente dove si trovavano gran parte dei lavoratori e arditi del popolo che avevano dato vita allo sciopero contro la violenza fascista.
Le autorità impegnate nelle trattative, cercarono di impedire che squadristi e antifascisti si scontrassero. Gli sbarramenti militari sui principali ponti cittadini (di Mezzo, Verdi e Caprazucca), rendevano difficili ai fascisti eventuali incursioni contro i borghi “rossi” situati sul lato sinistro del torrente. In attesa di poter passare all’assalto, le camicie nere si affidarono ai tiri dalla distanza per colpire gli antifascisti appostati dietro le loro barricate.
Solo il 5 agosto un centinaio di uomini, capitanati da Italo Balbo, riuscì a passare il ponte Verdi e penetrare in Oltretorrente. Le camicie nere vennero dissuase dal proseguire grazie all’intervento dei militari.
Il 6 agosto, mentre iniziava la smobilitazione fascista, l’esercito fece il suo ingresso in Oltretorrente e, passando dal ponte di Mezzo, giunse in piazzale della Rocchetta (attuale piazzale Corridoni) dove sparò alcuni colpi di cannone a salve. Era il segnale che diede il via allo smantellamento delle barricate.
Ponte di Mezzo, in fondo l’accesso a via Mazzini, inizio ‘900 (Archivio storico comunale di Parma, fondo Zerbini).