Luogo: borgo delle Grazie 1
La Camera del Lavoro (Cgl) fu fondata il 28 maggio 1893, nei locali del Palazzo del Governatore, venne sciolta nel 1897, per ordine dell’amministrazione militare del generale Leone Pelloux, perché accusata di eccitare l’odio di classe.
Venne rifondata nel 1900 su iniziativa dei socialisti parmensi, rimase sotto il controllo della corrente riformista fino a quando, nel 1907, assunse l’incarico di segretario Alceste De Ambris che diede all’organizzazione un indirizzo sindacalista rivoluzionario (o movimento dell’azione diretta), trasformando Parma in capitale del movimento dell’azione diretta. La corrente riformista divenne così minoranza e trasferì la propria sede nella vicina Borgo San Donnino (oggi Fidenza), spostando la sua azione soprattutto nella Bassa parmense.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, la Camera del Lavoro di borgo delle Grazie divenne uno dei centri propulsori dell’interventismo. Nel dopoguerra, dopo un periodo di difficoltà, la Cdl riprese la sua azione con vigore: ad animarla, al di là di Alceste De Ambris spesso lontano da Parma, vi furono il fratello Amilcare De Ambris, Mario Racheli, Vittorio Picelli (fratello di Guido) e Umberto Pagani. Dotati di un proprio periodico, “L’Internazionale“, i sindacalisti rivoluzionari – o “corridoniani“, in onore di Filippo Corridoni – furono tra i principali soggetti politici e sindacali nel parmense nei primi anni Venti.
Alceste De Ambris.
Con l’esplosione della violenza squadrista, i corridoniani crearono una propria milizia armata difensiva, la Legione proletaria Filippo Corridoni, nata nel giugno 1921 dopo un discorso di Alceste De Ambris:
I veri rivoluzionari non possono più nascondersi la necessità di dare a sé stessi ed al proletariato tutto quanto un inquadramento militare ed una capacità guerriera: per la difesa, per la conquista e per la salvezza rivoluzionaria. Parliamoci francamente: se oggi noi dobbiamo constatare che poche centinaia di fascisti possono dominare molte migliaia di cittadini e sgominare le nostre organizzazioni, non è solamente perché hanno la protezione della polizia e l’impunità assicurata. Hanno tutto questo, è vero: ma tutto questo non basterebbe, se non avessero anche un inquadramento militare ed una disciplina che permettono l’utilizzazione delle forze in una forma quasi perfetta, dando modo di concentrare dov’è necessario gli elementi aggressivi, i nucleo d’assalto selezionati, ai quali mai resistono le masse rese deboli dal loro stesso numero e non attrezzate al combattimento. […] Più chiaro ancora apparisce il bisogno dell’inquadramento militare, se consideriamo quello che dovrà essere fatalmente la rivoluzione […]. La rivoluziona sarà necessariamente, almeno nella sua fase prima, una vera e propria guerra civile. Ma ogni forma di guerra esige – oltre al coraggio individuale – l’organizzazione disciplinata delle forze: quindi un inquadramento militare. […] A mio avviso i casi sono due: o vogliamo essere davvero dei rivoluzionari, ed allora non possiamo respingere la necessità dell’inquadramento militare di cui ho parlato. O questa necessità ci fa orrore e la respingiamo, e allora finiamola di dirci rivoluzionari e rifugiamoci nell’umanitarismo tolstoiana, con la relativa non resistenza al male.
(L’antimilitarismo nel Congresso Giovanile Sindacalista. Un discorso di Alceste De Ambris, in “L’Internazionale”, 2 luglio 1921).
Nel marzo 1922, anche la Cdl di Parma aderì all’Alleanza del lavoro con le altre sigle sindacali di sinistra. Con la proclamazione dello sciopero legalitario i sindacalisti rivoluzionari, organizzati della Legione Corridoni, affiancarono gli Arditi del popolo, le squadre comuniste e la popolazione dei borghi nella difesa dei rioni popolari.
Dopo la marcia su Roma, sulla Camera del lavoro sindacalista si abbatté la repressione del nuovo governo fascista: nel marzo 1923 venne sciolta per ordine del prefetto Samuele Pugliese.
Ingresso alla Camera del Lavoro di borgo delle Grazie. L’edificio oggi non esiste più (foto Amoretti).
Bibliografia:
- AA.VV., Dietro le barricate, Parma 1922, Step, Parma, 1983.
- AA.VV., Storia e documenti. Semestrale dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma, 7, 2002, pp. 73-91.
- L. Brunazzi, Parma nel dopoguerra 1919-1920, Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma, Parma, 1981.
- U. Sereni, Sindacalisti, futuristi, anarchici e dannunziani nelle origini del Partito comunista a Parma, in “Comunisti a Parma. Atti del convegno tenutosi a Parma il 7 novembre 1981”, a cura di F. Sicuri, Parma, STEP, 1986, pp. 173-237.
- U. Sereni, Il movimento cooperativo a Parma. Tra riformismo e sindacalismo, De Donato editore, Bari, 1977.
- F. Sicuri, Il rosso e il nero. La politica a Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1925), in “Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), a cura di Roberto Montali, Silva editore, Parma, 2008, pp. 9-72.