Violenza Politica

Il massacro del fascista Tancredi Bardiani

Luogo: Tortiano di Montechiarugolo

In occasione della festa del Primo maggio, la squadra d’azione “Ardita” legata al fascio di Basilicanova organizzò una spedizione punitiva contro i socialisti di Tortiano, colpevoli di aver partecipato, al mattino, ad un comizio del Partito socialista tenuto nella vicina Traversetolo. Giunti in paese, i fascisti – capeggiati da Ugo Mutti e Paride Conforti – schiaffeggiarono e bastonarono uomini e donne, sparando colpi di rivoltella in aria. All’arrivo dei carabinieri, gli aggressori inforcarono le biciclette e fuggirono. Uno di essi, il diciannovenne Tancredi Bardiani, si distaccò dal resto del gruppo, inseguito da alcuni socialisti e, come ricostruirono i carabinieri, «forse perché si vide tagliata la strada da avversari abbandonò la bicicletta e tentò di fuggire per i campi. Non fece però che qualche decina di passi che raggiunto, nonostante avesse implorato pietà e scongiurato che gli risparmiassero la vita, venne finito a colpi di bastoni»[1]. Il delitto assunse i tratti di un atto di follia collettiva: almeno una decina i bastonatori, mentre attorno erano assiepati numerosi abitanti che assistettero senza intervenire, urlando e imprecando contro il giovane fascista[2]. L’omicidio di Bardiani esprimeva pienamente il livello di brutalizzazione raggiunto dallo scontro politico, esito dei rancori e dell’esasperazione ma, anche, della scarsa presenza dello Stato che aveva ormai abbandonato le comunità ad una sorta di lotta senza quartiere. Dall’altra parte, appariva ormai chiaro il grado di pervasività, oltre che di prepotenza, esercitato dallo squadrismo nei confronti della popolazione, soggetta ad un controllo totale e sottoposta ad una continua escalation di terrore.

[1] ACSP, Tribunale di Parma, Processi definiti dalla Sezione d’accusa della Corte d’Appello di Parma, 1922-1923, b. 1186, fasc. “procedimento penale contro Bassi Medardo”,

[2] Per l’omicidio non vi furono condannati, in quanto – come annotò il giudice istruttore – a causa dell’omertà della gente del posto, non furono raccolte prove sufficienti a chiarire l’identità degli assassini. Ivi, Sentenza penale nel procedimento contro Bassi Medardo, 8 agosto 1923.

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