Luogo: Fontanelle e Ragazzola (Roccabianca)
Dopo molti mesi in cui lo squadrismo della Bassa parmense agì indisturbato nel perpetrare aggressioni e violenze, negli ultimi giorni del 1921 vi fu una improvvisa, quanto breve, reazione delle autorità, sotto la spinta del prefetto Enrico Palmieri e del vicecommissario di Ps Ugo Magistrelli. Tutto ebbe inizio dopo i fatti accaduti il 25 dicembre 1921. Quel giorno in una osteria di Fontanelle, fascisti e socialisti furono protagonisti di un grave diverbio relativo alla volontà di intonare inni politici delle rispettive fazioni. Scene del genere erano all’ordine del giorno e, solitamente, finivano in rissa. Questa volta ci si fermò alle minacce: i fascisti promisero che il giorno dopo sarebbero tornati per vendicarsi. Il 26 dicembre, una ventina di essi capitanati da Vasco Guareschi marciò contro la cooperativa socialista di Fontanelle, assaltandola. I socialisti, barricatisi dentro, furono salvati dal pronto intervento del vicecommissario Magistrelli che, giunto con due carabinieri, fece arrestare gli assalitori[1]. L’arresto dei fascisti suscitò grande scalpore tra i fasci del circondario, abituati ad agire il più delle volte impunemente. Alcide Aimi, capo della squadrismo della Bassa, in risposta, proclamò uno sciopero fascista di protesta contro le autorità – decisione subito stigmatizzata da Mussolini su “Il Popolo d’Italia”[2] – a cui tutte le attività dovevano aderire, se non volevano incorrere nella vendetta squadrista. La cooperativa socialista di Ragazzola (Roccabianca) decise comunque di restare aperta: il 28 dicembre vi si recò Aimi, imponendone la chiusura, «continuando a scalmanarsi e ad agitare il bastone con fare prepotente rivolto ai carabinieri (che erano appena sopraggiunti)»[3]. Anche per il potente “duce della Bassa” scattarono le manette, arrestato assieme a Davide Fossa, sindacalista e segretario del fascio di Roccabianca. L’affronto – almeno così fu vissuto dal fascismo – aveva raggiunto la sua acme. Aimi e gli altri arrestati passarono alcune settimane in carcere, per poi essere assolti a febbraio, grazie alle ritrattazioni dei carabinieri che accompagnavano Magistrelli. Qualche tempo dopo, a seguito di pressioni provenienti da diversi ambienti, il prefetto Palmieri fu trasferito verso altra sede.
In foto Alcide Aimi
[1] ACSP, Tribunale di Parma, Processi penali definiti dal tribunale di Parma, 1922, b. 1344, fasc. “procedimento penale contro Guareschi Vasco”, Verbale dei carabinieri, 28 dicembre 1921.
[2] Alla condanna espressa su il “Popolo d’Italia” contro una pratica, quella dello sciopero, che non poteva essere tollerata, considerata un «un eccesso di tinta bolscevica», seguì una posizione più conciliante espressa dal vicesegretario del Pnf, Attilio Teruzzi, e pubblicata sulla “Gazzetta di Parma”. Lo sciopero – si argomentava – è stato il frutto spontaneo di una situazione che nella Bassa parmense si era fatta esasperante, il quale comunque era durato un solo giorno. Dopo lo sciopero fascista della Bassa, in “Gazzetta di Parma”, 3 gennaio 1922.
[3] ACSP, Tribunale di Parma, Processi penali definiti dal tribunale di Parma, 1922, b. 1344, fasc. “procedimento penale contro Guareschi Vasco”, Verbale dei carabinieri, 29 dicembre 1921.