Violenza Politica

Assalto fascista a festa da ballo sindacalista

Luogo: Costamezzana (Noceto)

Durante la notte del 6 febbraio 1921, nella frazione di Costamezzana si teneva una festa da ballo organizzata dal locale Circolo Filippo Corridoni, ovvero dai sindacalisti rivoluzionari. Due camion di fascisti, guidati dai noti agrari locali Umberto Copertini e Creso Corradi, irruppero armati attorno alle 20.30: dopo essersi impossessati di una bandiera rossa, si diressero in località Cella dove inaugurarono la nuova sezione del fascio. Si trattata di un battesimo del fuoco e di un avvertimento rivolto ai sindacalisti. Poche ore più tardi, tornati da Cella di Noceto, i fascisti – pare coadiuvati dai carabinieri – operarono una nuova incursione contro la festa da ballo, trovando però i sindacalisti pronti a difendersi. Seguì fino alla mattina un lungo scontro a fuoco, con feriti e arresti[1]. L’azione si configurò come una vera e propria spedizione punitiva, organizzata dagli agrari nocetani con l’aiuto di squadristi di Parma, con l’obbiettivo di colpire la Camera del lavoro sindacalista. L’assalto rappresentò inoltre la definitiva rottura tra i fascisti e i sindacalisti rivoluzionari parmigiani. Prima di allora, infatti, tra le due aree – in ragione della comune matrice interventista – vi erano state alcune contiguità, come dimostrato dalla vicinanza di importanti esponenti del sindacalismo al primo fascismo. Costamezzana delineò con chiarezza le scelte di campo: i fascisti dalla parte degli agrari e, più in generale, della reazione; i sindacalisti andavano a collocarsi all’interno di un nebuloso fronte antifascista, accanto agli odiatissimi socialisti. A pochi chilometri di distanza, a Busseto, nelle stesse ore si consumava un altro episodio sanguinoso che avrebbe segnato una svolta nella lotta e violenza politica nel Parmense: l’omicidio del fascista Vittorio Bergamaschi.

[1] La spedizione fascista a Costamezzana, in “Il Piccolo di Parma, 8 febbraio 1921; Le gesta degli agrari-fascisti a Costamezzana e Noceto, in “L’Internazionale”, 12 febbraio 1921.

 

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