I luoghi, gli episodi e i protagonisti che animarono i giorni di agosto di cento anni fa, a Parma. La topografia di una rivolta di una città -o meglio, di una parte di essa – che si oppose al fascismo. Ai Balbo e ai Farinacci oppose i Picelli e i Cieri. Agli squadristi invasori, risposero gli uomini e le donne dei borghi popolari, tradizionalmente ribelli.
Una storia, tante storie. L’ultimo capitolo glorioso di una battaglia che sarebbe stata persa: il fascismo giunse al potere pochi mesi dopo. Un mito e una fonte d’ispirazione per coloro che, vent’anni dopo, avrebbero ripreso le armi contro il nazi-fascismo.
Rileggere oggi le barricate significa imbattersi in un racconto epico, dove tragedia e speranza sono indissolubilmente legati. Cosa resta oggi di questa storia? Lasciamo qui la parola a Gaetano Arfè, storico e senatore della Repubblica, che quarant’anni fa – nell’introduzione del catalogo della mostra storica “Dietro le barricate” realizzata dal nostro istituto, dal comune e dalla provincia di Parma e dalla regione Emilia-Romagna – scrisse:
E’ espressione di lucida intelligenza politica l’avere concepita e condotta l’azione come una autodifesa di classe che si elevava a difesa della dignità e della libertà di tutta una città dalla violenza di un’orda di sicari; è espressione di lucida intelligenza politica aver inserita quell’azione come un cuneo rivolta a impedire la saldatura tra squadristi e soldati; è espressione di lucida intelligenza politica avere posto lo stato di fronte alle proprie responsabilità, fermando così l’aggressione senza pagarne il prezzo in un bagno di sangue.
Parlare di memoria storica, a questo punto non basta più […]. Bisogna rifarsi a qualcosa anche di più sottile, di più profondo e di più antico: alla tradizione della città, della civiltà di cui la sua storia è intrisa, al suo orgoglio di capitale che non intende sentirsi violentata da un’orda raccogliticcia e in larga misura mercenaria.
E’ per questo che dalle barricate del ’22 nasce una nuova memoria storica, che non si spegne negli anni del fascismo, ma si indurisce e si arricchisce e si rafforza nell’ombra, che rompe i confini di generazione e di classe, che esplode, quando il momento giunge, nella fioritura epica della Resistenza.
Di questa tradizione è simbolo la medaglia d’oro che brilla sul libero gonfalone di Parma. E’ per questo che tutta Parma, e non una classe o una parte riconosce e onora nelle barricate d’Oltretorrente uno degli episodi più nobili della sua nobilissima storia
Giancarlo Ilari legge Gaetano Arfè. Estratto del documentario “Si erano vestiti della festa”, di Zorba Brizzi e Renato Lisanti, produzione Spi Cgil Parma
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