Luogo: Borgo sant’Antonio 8
Fregiatosi del titolo di “secondo Fascio d’Italia“, Il Fascio di Parma dovette fare i conti con i continui contrasti interni che segnarono i primi anni di vita dell’organismo, rendendolo debole e spesso non all’altezza dello scontro in atto. Anche per questo, fu più volte sciolto e ricostituito nei primi anni Venti. La sede fu inizialmente fissata in via Farini, presso l’ufficio dell’avv. Alessandro De Castro (primo segretario politico del fascio parmigiano); alcuni mesi dopo – nel febbraio 1920 – venne trovata una nuova sede, posta in una stanza a piano terreno in strada Cairoli 31.
Con pochi iscritti (150-220 tesserati), nell’aprile del 1920 fu costituita la prima squadra d’azione che prese il nome di “Cavalieri della Morte“, capitanata da Ugo Bassi. In novembre fu deliberato di accettare l’iscrizione al Fascio delle donne e furono costituite tre nuove squadre d’azione (Disperata, Corridoni, Giordani).
Squadra d’azione “Corridoni”.
Il 9 gennaio del 1921 fu infine affittata una nuova e grande sede, un intero edificio in borgo Sant’Antonio 8, rilanciando l’attività del fascio, come ricorda Giuseppe Stefanini – più volte segretario del fascio cittadino:
L’angusta stanzetta di via Cairoli era insufficiente per un Fascio come il nostro che contava circa cinquecento iscritti, diverse squadre di azione e vari nuclei in provincia, e che abbisognava perciò di locali per uffici pubblici ed amministrative. Dopo lunghe ed affannose ricerche – giacché i signori proprietari di case in quei tempi, sia per antifascismo, sia per vigliaccheria, ci chiudevano le porte in faccia – riuscimmo ad ottenere in affitto un’intera casa in borgo S. Antonio, 8.
Con infiniti sacrifici e con l’appoggio finanziario anche di fascisti e simpatizzanti della provincia arredammo modestamente la nuova sede. Il salone del primo piano fu messo a disposizione dei fascisti che vi convenivano ad ogni ora del giorno.
(Giuseppe Stefanini, Fascismo parmense. Cronistoria, La Bodoniana, Parma, 1923, p. 22.)
Dopo un anno e mezzo trascorso senza fondi, il Fascio poteva contare su ingenti risorse finanziarie. Come accusarono i socialisti, si trattava probabilmente di fondi frutto delle elargizioni dell’Associazione agraria e della Banca popolare agraria, che nello squadrismo avevano individuato il possibile braccio armato contro le agitazioni sindacali.
In pochi mesi si assistette ad un rapido sviluppo dell’azione in tutta la provincia, per il Fascio di Parma si era inaugurata una nuova fase nella quale la componente urbana e di “sinistra” avrebbe perso rapidamente il consenso senza però eliminare la sempre presente conflittualità interna che portò a un serrato avvicendamento di gruppi dirigenti e segretari in questi anni.
Squadristi parmensi, cremonesi e mantovani ai piedi del monumento a Verdi. Sono riconoscibili Antonio Arrivabene e Giuseppe Moschini (2° e 3° da sinistra, in basso), l’arch. Mario Monguidi (sotto lo stendardo). Al centro Attilio Teruzzi, vice segretario del Pnf, 21 aprile 1922 (foto Montacchini).
Nel giugno 1921 il fascio di Parma si dotò anche di un proprio giornale, “La Fiamma“, ad uscita settimanale. Nei giorni delle Barricate – i primi di agosto 1922 – la sede di borgo Sant’Antonio 8 non fu coinvolta negli scontri.
Dopo i fatti di agosto continuarono i dissidi interni al fascio parmense. Clamoroso ad esempio quanto successo il 20 settembre, quando lo squadrista Gino Caramatti assieme ad un gruppo di dissidenti fascisti occupò la sede del partito, richiedendo l’epurazione degli elementi “moderati” responsabili di aver firmato, il 18 agosto, il patto di pacificazione voluto dal prefetto Fusco e dal generale Lodomez. La situazione fu risolta alcuni giorni dopo, a prezzo della sconfessione del patto.
Squadra d’azione “Corridoni”
Fonti:
- Le foto degli squadristi son tratta da: R. Rosati (a cura di), Foto Montacchini, Step, Parma, 2010; F. Morini. Parma in Camicia nera, Edizioni Zara, Parma, 1987.
- L. Brunazzi, Parma nel dopoguerra 1919-1920, Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma, Parma, 1981.
- M. Minardi, “Allarmi siam fascisti!”. Appunti per una storia della nascita del partito nazionale fascista a Parma, in “Storia e documenti. Semestrale dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma”, 7, 2002, pp. 49-74.
- F. Sicuri, Il rosso e il nero. La politica a Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1925), in “Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), a cura di Roberto Montali, Silva editore, Parma, 2008.
- G. Stefanini, Fascismo parmense. Cronistoria, La Bodoniana, Parma, 1923.