Dopo i primi scontri avvenuti il 2 agosto, nel rione Naviglio – e negli altri borghi popolari – gli Arditi del popolo e la popolazione, sotto il comando di Antonio Cieri e del suo vice, Primo Parisini, avevano innalzato barricate e collocato ostruzioni, per impedire l’assalto fascista. Italo Balbo registrava nel suo diario:
Nella zona della Trinità, le trincee, scavate ed erette con tutta la tecnica della guerra, sono protette da reticolati e cavalli di frisia. Partecipano alle azioni le donne e i ragazzi. Ora per ora le trincee vengono perfezionate. Servizio di sentinella. Operai che si danno il turno. Disciplina militare.
(Italo Balbo, Diario 1922, Mondadori, Milano, 1932, pp. 116-117).
Il 3 agosto, durante tutta la giornata, il rione fu investito da una forte e continua ondata di fuoco, si trattava dell’ennesimo tentativo fascista di snidare i rivoltosi e penetrare nel rione, agendo attraverso i cecchini o cercando sortite che potessero indurre i “sovversivi” alla resa. Gli attacchi giungevano da diversi punti: da viale Mentana, strada Garibaldi, ma anche da postazione lontane, come i campanili del Duomo e dell’ex monastero di San Paolo.
Nel pomeriggio gli scontri aumentarono d’intensità, ma il rione resistette. Il resoconto di quella giornata è riportato ne “L’internazionale”:
A sud e a ovest, le posizioni sono tenute benissimo. La disposizione dei borghi consente una efficace difesa anche con l’impiego di poche forze. La parte più minacciata è invece quella a nord del sistema difensivo, cioè quello che dà sul viale Mentana.
Da questa parte naturalmente si accaniscono gli sforzi dei fascisti che possono avanzare da due file di alberi. Ma i difensori fanno miracoli. Il Comandante [Antonio Cieri] partecipa alla battaglia e dirige personalmente il fuoco che si fa intensissimo.
Ad un tratto i fascisti retrocedono, non possono resistere; la ritirata non è ordinata e i nostri ne approfittano. Escono dalle trincee e inseguono gli aggressori fin sul piazzale della Stazione. Così la battaglia è finita.
(Le barricate, in “L’Internazionale”, 8 agosto 1922).
La battaglia costò la vita a uno dei difensori del rione, Giuseppe Mussini, calzolaio di 25 anni e ardito del popolo, colpito nei pressi della barricata di borgo Naviglio, sul lato che dava su borgo degli Studi e borgo del Parmigianino.
Il “trincerone” di via XX settembre, rione Naviglio, agosto 1922.